èc|co
avv.
av. 1292; lat. ĕccu(m), propr. var. colloq. di ecce.
FO 1a. per indicare, mostrare qcn. o qcs.; per indicare la presenza o il comparire di qcn. o di qcs.: ecco un bar, ecco la mamma, ecco il treno, ecco là la piazza, ecco laggiù il fiume, ecco qui casa mia| per indicare qcn. o qcs. di improvviso, inaspettato: stavamo parlando proprio di lui, ed ecco Mario; pensavo di uscire, ma ecco che piove!| nel dare, nel porgere qcs.: ecco, ecco qui l’acqua che mi hai chiesto| seguito da una dichiarativa, spec. introdotta da che, per dare forza a una constatazione: ecco che la barca si rovescia, ecco tornare il sereno 1b. con i pronomi personali atoni mi, ti, ci, vi, lo, la, li e con la particella ne enclitica: eccomi, eccolo, eccoci; eccoti la torta, eccolo, eccolo là il ladro!, eccone alcuni; «vorrei dell’acqua» «eccotela» 2. rispondendo a una chiamata per dire che si è presenti, pronti e sim.: «Maria!» «Ecco!», «Eccomi», «Eccomi qui!»; «Cameriere!» «Ecco, arrivo!» 3. per introdurre e presentare oppure per riassumere e concludere un fatto, un esempio, una spiegazione, una dimostrazione e sim.: ecco qual è il problema, ecco la mia opinione; questo è il punto, ecco; lavorare e dormire, ecco tutta la sua vita; ecco come stanno le cose, ecco perché gliel’ho detto; ecco tutto, per concludere o tagliare corto un discorso, un racconto 4. seguito da p.pass., per indicare che l’azione espressa dal verbo è stata compiuta: ecco fatto, ecco risolto il problema, eccola partita, eccoci arrivati 5. come intercalare rafforzativo: ecco, ti ci metti anche tu!; o per indicare esitazione, reticenza: ecco, vedi, c’è stato un problema; insomma, ecco, a pensarci bene…; se tu potessi, ecco, fare qualcosa, te ne sarei grato
Polirematiche
quand’ecco loc.cong. CO quando all’improvviso: stavo per uscire, quand’ecco (che) suonano alla porta
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