onde

ón|de
avv., cong.
av. 1250; lat. ŭnde.


LE
1. avv., in proposizioni interrogative, da quale luogo, da dove: onde vien, figlio, o qual n’apporti nuove? (Poliziano)
2. avv., in proposizioni interrogative, perché, per quale motivo: mentre che io cotali parole liete fra me dicea … non so onde né come tutta m’occupasse una subita tiepidezza (Boccaccio)
3. cong., con valore relativo, verso dove: Amor vien meco e mostrimi ond’io vada (Petrarca) | da cui, dal quale: la balia, onde il resto avea saputo, | questo, non so perché gli avea taciuto (Ariosto); quella finestra, | ond’eri usata favellarmi (Leopardi) | attraverso cui: per quello usciolo onde era entrato il mise fuori (Boccaccio) | per causa di cui, in virtù di cui: ben ho di mia ventura, | di madonna e d’Amore onde mi doglio (Petrarca) | con cui: un mazzolin di rose e di viole | onde, siccome suole, | ornare ella si appresta | … il petto e il crine (Leopardi) | di cui, riguardo a cui: l’anima gloriosa onde si parla (Dante)
4. cong. CO al fine di: te lo ripeto onde evitare malintesi
5. cong. LE per cui, cosicché: onde sovente | di me medesimo meco mi vergogno (Petrarca)

Il dizionario di italiano dalla a alla z
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